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Amare ciò che siamo


La niuzletter degli introversi 28 febbraio 2021, n. 28
Ciao!
Il numero degli introversi che si rivolgono a me comincia ad essere consistente, sia per lavorare sui temi lavorativi (cambio lavoro? Cosa vado a fare? Cosa so fare davvero? Cosa posso fare d'altro? - sono alcuni dei temi che affrontiamo insieme) sia per lavorare sulla propria introversione.
Cosa significa 'lavorare sull'introversione?' Significa che cerchiamo di capire quali sono gli aspetti del carattere - e di questa caratteristica - che ci rendono difficile la vita quotidiana, come per esempio: aver 'paura' di uscire insieme a un gruppo di persone che non si conoscono, oppure non sapere bene cosa dire, come intavolare una conversazione, oppure sentirsi 'incapaci' o 'inadeguati' perché non riusciamo a mescolarci agli altri come fanno tutti gli altri, oppure ancora il fatto a volte di preferire stare a casa in tranquillità piuttosto che uscire.

Il mio percorso di coaching per gli introversi lo trovi qui


Ho messo alcune parole fra virgolette perché sono intese in senso lato: non è che un introverso ha davvero paura a uscire con tante persone sconosciute, ma semplicemente lo assale un po' di ansia, di timore di non riuscire a interagire come vorrebbe, di fare una brutta figura, eccetera.
C'è qualcosa di male? Di orribile? Io non credo.
C'è però sicuramente il pensiero "che cosa ho che non va? Perché non riesco a comportarmi come tutti gli altri? Perché non riesco a divertirmi come si divertono gli altri? Perché mi devo fare tutte queste pippe mentali?"
La risposta è tanto semplice quanto poco esplicativa: perché siamo introversi.
E quindi?
Quindi il nostro modo di interagire è diverso da quello degli altri - degli estroversi - ma diverso non significa 'sbagliato'!
Insomma: sapere di essere introversi non basta, bisogna sapere che cosa ci fa stare bene e cosa no.
Su questo vorrei fare prima una provocazione, partendo dalla prospettiva opposta, quella estroversa.
Metti un estroverso un pomeriggio intero in casa da solo. Sai cosa succede? Va giù di testa. E sai perché? Perché un estroverso per stare bene ha bisogno di interagire con gli altri; se passa troppo tempo da solo i suoi livelli di energia scendono e non riesce più a funzionare 'bene'.
Metti ora un introverso un pomeriggio intero in casa da solo --> la felicità!!!
L'introverso si carica stando da solo, i suoi livelli di energia, nella stessa situazione, si alzano.

Questo ci dice un sacco di cose, ha un sacco di conseguenze! Significa che non siamo degli asociali quando rifiutiamo un invito a cena con 20 persone: stiamo solo cercando di sopravvivere! Significa che se invece desideriamo andare a quella cena - o ci siamo costretti per svariati motivi - dobbiamo prima 'caricarci' e dopo 'ricaricarci', ossia stare in solitudine e fare le cose che ci fanno stare bene. E' tutto qui.
Ma spesso abbiamo talmente timore di apparire noiosi, asociali, egoisti o qualsiasi altra cosa, che accettiamo di fare una cosa che ci fa stare male senza prendere gli opportuni accorgimenti - spesso perché non sappiamo proprio quali sono questi 'accorgimenti'!
Così finisce che non riusciamo a spiccicare parola, facciamo tappezzeria, torniamo a casa esausti, nervosi, e anche un po' scontrosi, ed è proprio in questa situazione che facciamo i 'danni' peggiori.

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Febbraio

A febbraio ho cominciato a mettermi d'impegno per far crescere i numeri di questa newsletter, e i risultati sono stati buoni.
Si parla ancora troppo poco di introversi e introversione in Italia, e quando se ne parla, si affronta il tema come un problema da risolvere, e a me questa narrazione non piace per niente: noi introversi non abbiamo niente che non va!
Dobbiamo solo imparare a capire come 'funzioniamo' ed essere felici di ciò che siamo.

Se ti va di aiutarmi, pensa a qualche introversa/o che conosci a cui potrebbero interessare i temi che tratto qui e inoltragli/le questa newsletter.
Grazie 1000!

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A presto,
Lavinia
_lavinia basso
Sono Lavinia e sono una coach.
Parlo di introversi perché sono un'introversa, non perché abbia particolari 'lauree' sul tema salvo quelle che mi sono fatta fin qui, vivendo, leggendo, studiando in autonomia.
Parlo di introversi e introversione perché non ho trovato nulla, in italiano, sul tema, salvo un libretto di uno psicoterapeuta che non mi è molto piaciuto (perché trattava l'introversione come un qualcosa di cui 'liberarsi', da 'superare' per poter vivere una vita felice) e un altro libro scritto da un coach (Introversi è meglio, di Marco Bonora), simpatico ma diverso da me.
Allora un giorno ho deciso che potevo provare a parlarne io, alla mia maniera e partendo dalla mia esperienza personale, da quello che ho studiato, e dalla mia frequentazione con tanti introversi, clienti compresi.
Se vuoi leggere altro sugli introversi puoi andare a sbirciare sul mio blog.
Sono su Instagram come laviniacoach, e mi trovi anche su Linkedin.
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