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Soddisfazione, passione, lavoro
NL Lavoro 15 novembre 2021
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Ciao!
In questo mese appena trascorso ho letto diversi articoli sul tema lavoro, e più nello specifico come la mentalità lavorativa stia cambiando a seguito della pandemia. Mi riferisco in particolare al fenomeno delle Grandi dimissioni (The Great resignation, negli USA) e che si fa risalire al fatto che c'è stato un aumento piuttosto importante del numero delle persone che si sono dimesse da un lavoro che non volevano più fare, o le cui condizioni non erano più compatibili con un nuovo stile di vita affiorato durante e dopo i vari lockdown. Pare (ma ancora deve essere confermato da ulteriori dati) che anche in Italia in fenomeno non sia così irrisorio: nel secondo trimestre del 2021 c'è stato un incremento delle dimissioni del 37% rispetto al primo trimestre, e dell'85% rispetto allo stesso trimestre del 2020. L'articolo completo e ricco di grafici lo trovi qui.
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Mi sembra una notizia estremamente interessante, e posso testimoniare di diversi miei clienti che si sono dimessi in piena pandemia o subito dopo, perché, semplicemente, non ne potevano più: degli orari assurdi, del pendolarismo, della inesistente meritocrazia, delle bizze del capo, talvolta anche della totale mancanza di rispetto. O ancora perché non volevano ritornare alla vita di prima, quando è stato loro comunicato che dovevano tornare in ufficio tutti i giorni, di smartworking non se ne parla.
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Se la tua prima reazione è il sopracciglio che si alza e il pensiero: "potevano permetterselo", la risposta è sì, ma non nel senso che forse hai in mente.
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Non si tratta di persone che hanno ereditato delle fortune (altrimenti forse non lavorerebbero!), né che fanno lavori super pagati, né che hanno un'entrata segreta da investimenti in Borsa o conti alle Cayman. Sono persone normali, che vivono del loro stipendio, ma che semplicemente hanno fatto bene i loro conti e le loro valutazioni. Difficilmente le persone con cui lavoro fanno colpi di testa tipo dimettersi dall'oggi al domani; di solito il processo è molto lungo, ci sono riflessioni molto profonde, e quando arrivano da me hanno già delle idee in testa e io "agevolo" il processo: alcuni lasciano per andare altrove, altri lasciano per provare a mettersi in proprio, altri riorganizzano il loro lavoro in modo diverso, altri ancora decidono di prendersi un anno sabbatico e tornare a studiare.
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Tutti hanno una paura fottuta, e tutti hanno una sola certezza: non vogliono più fare la vita di prima.
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Le "brutture" di un lavoro che non piace non sono solo quello che "ci tocca" fare, ma anche quello che non riusciamo più a fare: non riuscire a fare la spesa e quindi mangiare junk food di continuo, non riuscire a fare sport, non riuscire a vedere gli amici perché il lavoro ci lascia esausti, non avere mai un weekend totalmente libero... e potrei continuare con una lunga lista.
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Un cliente mi ha detto di sentirsi "frammentato", una bella parola per descrivere lo stato d'animo di chi è oberato di cose da fare che poco o nulla hanno a che fare con il lavoro vero: non so più chi sono (come professionista) e perché sto facendo questo lavoro. Mi pare un disagio abbastanza forte.
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Non sempre questo disagio dipende dall'organizzazione in cui lavoriamo, a volte dipende da noi, dalla nostra etica del lavoro e da come pensiamo di dover essere sul lavoro, dalle convinzioni che abbiamo su ciò che gli altri si aspettano da noi, e da quelle relative a come fare carriera.
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Questo per dire che non sempre la soluzione è cambiare lavoro o posto di lavoro.
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A volte il lavoro lo dobbiamo fare su di noi e su come concepiamo il nostro lavoro :-)
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Dopo queste letture e queste riflessioni, stamattina mi è capitato nel feed un articolo dal titolo "Amare il tuo lavoro è una trappola capitalista" (aka i pericoli dell'amare il tuo lavoro - l'articolo è in inglese), mmmmh. Il titolo mi ha fatto indispettire e incuriosire (ma come?), e allora sono andata a leggere. La tesi dell'autrice è che se anche inseguiamo la passione nel lavoro, dobbiamo ricordarci che per avere un vita piena dobbiamo anche avere spazio, tempo ed energie per qualcos'altro (relazioni, hobby, le cose che ci piacciono...), mentre rischiamo - inseguendo le nostre passioni - di ritrovarci a fare un lavoro che ci risucchia completamente e di caricare questo ambito di aspettative troppo elevate (= renderci felici). Siamo felici se abbiamo una vita piena di tante cose e di un lavoro che ci appassioni. Vero.
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La critica dell'autrice si concentra sulla retorica che ne fanno le organizzazioni per spremere al massimo i dipendenti, e possibilmente farli lavorare oltre il dovuto senza pagarli; e allora no, non ci siamo in effetti!
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Poi ho trovato anche questo altro articolo che ritorna sul tema passione/lavoro e che ci ricorda che il lavoro dei sogni, il lavoro che fa per te non si "trova" per la strada, ma devi lottare e impegnarti per trovarlo.
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Ma poi la soddisfazione è davvero grande - anche se non mancano le fatiche, le cose noiose, gli aspetti meno "appassionanti".
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Come forse saprai se mi segui da un po' ho rialzato i prezzi dei miei servizi di coaching, in particolare di Trova il lavoro che fa per te.
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Ho anche deciso che per chi ha meno di 28 anni il prezzo resterà lo stesso (485 euro), anche perché ultimamente ho ricevuto molte richieste da questa fascia di età.
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Ho letto
Deep Work di Cal Newport, L'acqua del lago non è mai dolce di Giulia Caminito, Un'educazione emotiva di Alain De Botton.
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Ho scritto
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Last but not least
Ho ricominciato a scrivere nel mio gruppo dedicato al self care, che avevo abbandonato in primavera per ... il troppo lavoro! Rifletto a voce alta su cosa può darci il self care e perché è importante. Il gruppo è tutto al femminile, e se ti vuoi unire a noi (su Facebook) il link è qui.
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Chi sono
Sono una Job coach e una Life coach: il mio lavoro consiste nell'aiutare le persone a essere soddisfatte e felici di ciò che fanno e di ciò che sono, aiutandole a trovare una nuova strada, sul lavoro e nella vita. Perché la strada giusta c’è, per ognuno di noi. A volte però abbiamo bisogno di qualcuno accanto che faccia il tifo per noi, ci aiuti nella ricerca, ci suggerisca come fare per trovarla: quella sono io.
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Se vuoi vedere cosa faccio, puoi dare un'occhiata alla pagina Per il tuo lavoro Sono sorridente, di poche parole ma sono molto brava ad ascoltare e ad andare dritta al sodo perché sono un’introversa.
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Cosa posso fare per te
Per ottenere dei risultati che rendano soddisfatti del proprio lavoro ci sono tanti modi, ma tutti prevedono delle serie e approfondite riflessioni su ciò che vogliamo.
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Quello che posso offrirti io sono i miei percorsi di coaching, che prevedono SEMPRE un incontro conoscitivo e gratuito, che non comporta alcun impegno e che ci serve per capire se possiamo lavorare bene insieme, se ci troviamo, se posso esserti davvero d'aiuto.
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Se hai dei dubbi di qualsiasi genere, o se vuoi semplicemente vedermi in faccia e fare due chiacchiere per capire chi sono e come lavoro, o ancora vuoi capire se il coaching fa per te, l'incontro conoscitivo serve proprio a questo.
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