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Newsletter 29 febbraio 2024

Ciao subscriber,
pensavo che febbraio sarebbe stato meglio di gennaio ma mi sono sbagliata, decisamente. Febbraio, con questo giorno in più (oggi) è stato veramente veramente faticoso, forse anche perché ci ha illuso che arrivasse la primavera, e poi è tornato il freddo e la pioggia.
Ma confido in marzo :-)

Nonostante la fatica e la stanchezza sto continuando a lavorare con le persone che vogliono cambiare lavoro e che sono in crisi identitaria, perché alle volte ci identifichiamo talmente tanto in quello che facciamo che non vediamo più la differenza, non ci sono più contorni, non ci sono confini. E questo (forse) può andare bene per un po' ma alla lunga diventa pericoloso, perché se poi un bel giorno quel lavoro non c'è più (ipotesi non così remota in questo periodo), tu chi sei? Come ti definisci? Cosa ti definisce se il lavoro non c'è più? E' una situazione mica facile!
Però ultimamente è questo quello che vedo, il tipo di persone che incontro.
Poi ci sono anche quell@ desiderose di capire cosa vogliono davvero e come il lavoro possa adattarsi a questo, e sono contenta che siano persone per lo più giovani (30-35 anni), che evidentemente hanno una visione diversa della vita e del lavoro dentro questa vita.

Ho fatto un webinair con qualche consiglio per chi desidera cambiare lavoro, ma ho la sensazione che sempre più spesso quello che deve cambiare è la nostra attitudine al lavoro, come ci poniamo noi, cosa ne pensiamo noi, cosa vogliamo noi dal lavoro - e cosa il lavoro ci può dare e cosa no. Forse questa incomprensione è alla base di molti mal di pancia e di molti auspici di trovare un nuovo lavoro, cambiare, eccetera.
Come spesso mi capita penso che la risposta, la soluzione, la responsabilità, vada ricercata prima dentro e dopo fuori, e invece quello che tendiamo a fare è sempre il contrario, cerchiamo qualcosa là fuori a cui dare la colpa o la responsabilità di quel che ci accade e ci chiediamo poco, pochissimo, cosa possiamo fare noi per cambiare la nostra situazione.
Magari, da ora in avanti, proviamo a fare diversamente.

E qualcosa di "diverso" e nuovo è quello di cui ti sto per parlare...

Si chiama Ipotesi di lavoro ed è il mio PODCAST, in arrivo tra pochissimo!

Eh sì, ho fatto un podcast!
Si chiama Ipotesi di lavoro ed esce il 7 marzo.
Ci ho messo un sacco di tempo, quasi un anno direi, e ci sto lavorando alacremente in questi ultimi giorni per sistemare le ultime cose, ma ci siamo.
Ho scoperto che è un modo molto utile per ragionare a voce alta, per dare un senso ai tanti (troppi) pensieri che si affollano nella mia mente, e anche un po' per scaricarli... all'inizio mi ha fatto una gran paura ma ogni giorno che passa mi piace sempre di più.
Del resto sono io stessa una grande ascoltatrice di podcast, e questo vorrà dire qualcosa.
Credo anche che mi stia dando una grande mano anche lato introversione, perché è un modo per rendermi più "visibile" pur essendo invisibile. Ma la voce c'è!
E fare pace con la mia voce è stato un bel passaggio - naturalmente la mia voce non mi piaceva, come non piace a un sacco di persone, però l'allenamento ad ascoltarla... aiuta!

Nel podcast parlerò di lavoro, uno dei miei temi, e di ipotesi, che mi piacciono perché ci permettono di esplorare cosa è possibile - per noi o per gli altri -, di capire meglio, ragionare, verificarle, rivederle, aggiustarle.
Anche il mio lavoro di coach è spesso un lavoro di ipotesi, che poi vanno sperimentate, verificate, riformulate.
Parlerò di lavoro dipendente e in proprio, racconterò le storie delle persone con cui lavoro, le riflessioni che emergono dai miei incontri e che possono essere utili anche per altri.
Ti avviserò il giorno stesso dell'uscita così potrai ascoltarlo! E naturalmente diffonderlo alle persone che pensi possano essere interessate.

Infine...

After Work, docu-film di Erik Gandini che ho visto il mese scorso, girato in diversi paesi in tutto il mondo, documenta diverse visioni del lavoro, dal troppo lavoro al workaholism, dal malessere lavorativo fino al burnout, dal lavorare per forza e in qualsiasi condizione per avere uno stipendio, fino all'avere uno stipendio senza lavorare (no, non è il reddito di cittadinanza). E del senso o forse direi del potere che la nostra società da al lavoro come mezzo di definizione delle nostre esistenze.
Molto interessante e molto... preoccupante.
La domanda che potremmo farci quindi è la seguente: se potessi scegliere di non lavorare, perché la tua sussistenza è garantita, non ne hai bisogno insomma, che cosa faresti del tuo tempo? Come lo impiegheresti? Ci hai mai pensato?

E se partissimo da qui per ripensare la nostra relazione con il lavoro?


Ci leggiamo tra due settimane!
Grazie sempre per essere qui e per leggere quello che scrivo.
A presto,
Lavinia

Chi sono

Sono una Job coach e una Life coach: il mio lavoro è aiutare le persone a essere soddisfatte del lavoro che fanno e felici della vita che conducono, supportandole nella fase del cambiamento verso una nuova strada, sul lavoro e nella vita.
Perché la strada giusta c’è, per ognuno di noi.
A volte però abbiamo bisogno di qualcuno accanto che faccia il tifo per noi, ci aiuti nella ricerca, ci dica come fare per trovarla, abbia una parola di conforto: quella sono io.
Se vuoi vedere cosa faccio, puoi dare un'occhiata qui.
Sono sorridente, di poche parole ma sono molto brava ad ascoltare perché sono un’introversa.
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