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BLA bla bla

Newsletter Lavoro 15 novembre 2023, n.51
Ciao!

[spoiler alert: mail lunga e arrabbiata]

Ancora oggi, fine 2023, continuo ad ascoltare storie di donne super preparate, competenti, capaci, che finiscono a fare un lavoro che magari gli piace anche ma che si ritrovano, senza esclusione alcuna, a farsi mettere i piedi in testa dalle organizzazioni in cui lavorano.
Non sanno porre dei limiti, non sanno limitare la propria disponibilità, non chiedono (riconoscimenti, aumenti), non chiedono qualcosa in cambio per il lavoro extra.
BASTA.

Donne che si fanno intortare con la favoletta (e uso un fine eufemismo, avrei espresso il concetto in maniera più scurrile in altri contesti) del "ma lo sai fare così bene!", "ma tu sei cosi brava a farlo...", "senza di te non so come faremmo", "dai, però non posso fissare la riunione alle 11, le riunioni si fanno alle 18" (quando tu finisci alle 16), e via così in un crescendo di fesserie che dicono solo una cosa, enorme e inequivocabile: siamo alle dipendenze di incapaci, gente che semplicemente non è in grado di fare il lavoro che è stato messo lì a fare.
Ma che probabilmente, anzi sicuramente, prende più di noi.
BASTA.

Ma perché dobbiamo essere noi donne a metterci una pezza? Perché in un organizzazione dove vige il caos devo farmi carico io - dipendente - di organizzare il lavoro? Ma è uno scherzo?
Perché mi devo sentire responsabile del buon andamento dell'azienda/organizzazione in cui presto il mio lavoro? Ma quando mai?
BASTA.

E a tutto questo, se non fosse abbastanza, mettiamo la ciliegina sulla torta del senso di colpa se non riusciamo a fare tutto quello che ci viene richiesto, quando sappiamo benissimo che non ci compete, non sarà minimamente apprezzato né riconosciuto, è una quantità di lavoro per la quale servirebbero almeno altre una/due/tre persone.
Questa è la trappola più feroce e - ahimè - più efficace.
Ed è folle, concorderai con me.

Sono settimane, mesi, anni che ascolto troppo spesso storie di questo genere, storie di donne che hanno capacità e competenze ma che per anni rimangono in posti dove non solo non vengono riconosciute o valorizzate, ma vengono di fatto sottopagate rispetto alla mole di lavoro e di responsabilità di cui si fanno carico.
Io le aiuto ad andarsene, perché - mantra da ripetere ogni giorno - le organizzazioni non le cambieremo certo noi, facciamocene una ragione. E non è compito nostro, aggiungo. O le cambia chi è al vertice, oppure mi chiedo cosa ci sta a fare al vertice!
Oppure le aiuto a restare ma a condizioni radicalmente diverse, perché una volta che comprendi che potresti ottenere molto di più - perché magari vai a fare un colloquio altrove e ti offrono MOLTO di più - torni indietro al tuo posto di lavoro e combatti, vai a chiedere tutto, e se non te lo danno, te lo daranno altrove.
Parlo di storie vere, non sto inventando.
Parlo di donne con cui ho lavorato e che hanno faticosamente capito che era ora di dire basta, che mi hanno detto "ma come ho fatto a non capirlo prima???", "ma perchè gli ho permesso questo e quello??"
Non lo so, o meglio, ognuna ha la sua storia e la sue esperienza anche se ognuna vive e lavora in un certo ambiente - sociale e culturale - che te lo fa accettare e che ti fa anche essere grata. E questo è un fatto.
Ma certamente si può procedere diversamente, nel modo che per te è più rispettoso e adeguato e soddisfacente. Altrimenti arrivederci. Perchè posti dove si lavora bene ce ne sono, te lo assicuro. Imprenditori che sanno valorizzare le loro persone, anche.
E ora di andare a cercarli.

MA...
Le persone con cui lavoro sono spesso in posizioni in cui - sulla carta - è possibile, anzi direi facile, fare un passo di questo genere. Ma la realtà è tutt'altra, e facile non lo è davvero mai. Perché di fronte alla prospettiva di lasciare la via vecchia per la nuova siamo tutt@ spaventat@, a volte terrorizzat@. Non basto certamente io a tranquillizzare, ma di certo lavorare su queste paure e capire che non sono insormontabili si può fare. E attingere a un po' di coraggio e fare il salto, si può fare, l'ho visto fare a un sacco di persone: c'è chi cambia, c'è chi resta, c'è chi si coltiva un business a latere per poi fare il salto e mettersi in proprio.

Quando sei pront@ ad agire, a fare qualcosa per migliorare la tua condizione, io sono qua, ti aspetto!

Lo fanno molto le giovani donne, e io ne sono felicissima, abbiamo speranza. Lasciano posti di lavoro blasonati e colleghi basiti ("ma come? te ne vai? ma sei pazz@?) e vanno a cercare lavoro dove il lavoro viene rispettato (e mi viene da aggiungere: anche le donne).
Lo fanno anche quelle più avanti con l'età e la seniority, che hanno compreso il loro valore e non vogliono più accettare compromessi inutili e dannosi.

Alé!

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Lavori in proprio? Ho qualcosa anche per te!

(se no, tralascia pure questa parte!)

Da qualche anno ho cominciato a supportare le donne che vogliono mettersi in proprio e magari abbandonare quei luoghi di lavoro tossici di cui sopra.
Lo faccio con percorsi 1:1, con un corso online, e con il mio Gruppo di Mentoring per donne che lavorano in proprio che quest'anno si focalizza sul tema della vendita, un tema ovviamente fondamentale se lavori in proprio, ma ahimè un po' bistrattato, perché spesso crediamo che la "bontà" di ciò che vendiamo sia sufficiente a far sì che si venda. Meh.
Lo pensi anche tu?
Ahi ahi ahi... non è proprio così! Lì ci potresti arrivare dopo un po' di anni che sei sul mercato, le persone ti conoscono, ti seguono, c'è un bel passaparola e hai lavorato bene anche con la SEO (non sai cos'è? ahi ahi ahi).
Nel frattempo? Come vendi quello che fai?
Non è un tema secondario, sarai d'accordo con me.
Nel mio gruppo di Mentoring ogni mese partecipiamo tutte a una sfida (me compresa, certo!): Vendere ogni giorno. La sfida è aperta anche a chi non partecipa al mio gruppo di Mentoring a un prezzo piccolissimo (49€), per provare cosa vuol dire e capire se può fare per te. Ogni giorno un'azione diretta alla vendita di ciò che fai, con la mia guida e il mio supporto; poi una call con tutte le partecipanti.
Facile? AHAHAH, ti assicuro che non lo è affatto! E infatti lo facciamo insieme anche per supportarci a vicenda.

Come funziona?
1 mail al giorno x 5 giorni, con alcuni suggerimenti su cosa fare;
1 mail di recap finale con alcune domande per farti riflettere
1 call di 45' per capire com'è andata

La prossima sfida è dal 20 al 24 novembre, quella successiva sarà a gennaio. Per partecipare rispondi a questa mail e scrivi SI, ti mando il link per pagare e a pagamento avvenuto ti inserisco nel gruppo.
La prima sfida è appena finita e ha portato le partecipanti a farsi domande importanti, ad avere risposte non soddisfacenti, a rimboccarsi le maniche... e tanto altro.
Pronta a vendere (di più)? Ti aspetto!

Ci risentiamo il 15 dicembre,
Ciao!
Lavinia

Chi sono

Sono una Job coach e una Life coach: il mio lavoro è aiutare le persone a essere soddisfatte del lavoro che fanno e felici della vita che conducono, supportandole nella fase del cambiamento verso una nuova strada, sul lavoro e nella vita.
Perché la strada giusta c’è, per ognuno di noi.
A volte però abbiamo bisogno di qualcuno accanto che faccia il tifo per noi, ci aiuti nella ricerca, ci dica come fare per trovarla, abbia una parola di conforto: quella sono io.
Se vuoi vedere cosa faccio, puoi dare un'occhiata qui.
Sono sorridente, di poche parole ma sono molto brava ad ascoltare perché sono un’introversa.
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