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Benessere/malessere sul lavoro

Niuzletter 31 ottobre 2024

Ciao reader,
nelle ultime settimane non ho fatto altro che leggere, ascoltare podcast e vedere programmi (anche serie tv) con un unico tema: il lavoro.
Cosa ci fa, come ci trasforma, come ci tratta, come ci facciamo trattare, quanto paga, quanto noi investiamo su questo aspetto delle nostre vite, quanto dice di noi, e via così.

Si parla tanto di benessere sul lavoro, ma forse anche a causa della mia prospettiva, io vedo molto più il malessere, perché incontro un sacco di gente che non ne può più e soprattutto non vede vie d'uscita, incontro persone che sentono di non avere speranze, che nulla può cambiare, che sono rassegnate al fatto che sarà sempre così.
Io faccio sempre fatica a rassegnarmi, in tutte le cose che faccio, però su questo tema credo ci sia da fare un distinguo: ci sono questioni che possiamo affrontare come singoli, e questioni che ha più senso (ed è più strategico) affrontare collettivamente.
Il lavoro è un po' entrambe le cose, ci sono tante battaglie che si possono fare collettivamente e che singolarmente non ha alcun senso combattere (una su tutte: voler cambiare le organizzazioni in cui lavoriamo), ci sono piccole battaglie che invece possiamo combattere singolarmente e che possono darci delle soddisfazioni.

L'8 novembre a Milano ATM sciopererà per 24h, senza fasce di garanzia. A mia memoria, non ricordo uno sciopero simile nel servizio pubblico e fra me e me - pur capendo il disagio che provocherà - sono molto felice di questa notizia perché è un segnale di qualcuno che comincia a incazzarsi sul serio per ottenere quel che vuole, e che pensa ad una modalità collettiva e forte per ottenere un cambiamento.
In Francia sono abituati, quando iniziano a scioperare non la smettono più :-)
Noi molto meno, da molto tempo.

Non sempre tuttavia le questioni riguardano un noi (tante persone), spesso riguardano il singolo ed è il singolo che deve affrontarle. Quello che noto, tuttavia, è che le persone fanno sempre più fatica a vedere le differenti utilità di un'azione collettiva e di un'azione singola.
Provo a spiegarmi: mi sembra che ci siano molte più persone propense a concepire una soluzione o affrontare un problema singolarmente piuttosto che collettivamente, non sulla base di un pensiero strategico, ma sulla base della moda del taylor made, il fatto su misura.
Io personalmente ho sempre preferito il taylor made allo standard, ma questo non significa che quel che vale per l'abbigliamento o per altri beni di consumo possa andare bene anche per questioni più complesse.
Non sempre è strategico affrontare questioni lavorative lavorando 1:1, così come non sempre ha senso affrontarle in gruppo.
Dipende.
Ma se non siamo in grado di comprendere e di distinguere quando ha senso agire singolarmente e quando collettivamente (e cerchiamo qualcosa su misura solo perché fa figo), non andremo lontano.

Sono figlia di un sindacalista (una specie in via di estinzione) e ho respirato fin da bambina questo senso del bene comune, dell'andare avanti tutti assieme verso un obiettivo comune cercando di tenere conto più possibile delle specificità. Non ho mai ragionato solo su di me, ma sempre avendo presente il contesto, l'ambiente, la società, gli altri (nei limiti delle mie capacità ovviamente).
Faccio questo lavoro sicuramente perché arrivo da lì, per la mia esperienza personale nel mondo del lavoro, e soprattutto perché come stanno le persone in ambito lavorativo mi interessa davvero tanto.
Faccio questo lavoro perché di fronte a chi mi dice che non sa da che parte sbattere la testa penso di poter dare una mano, non risolvendole tutti i problemi (non lo può fare nessuno), ma accendendo un faro su un aspetto che forse non aveva preso in considerazione. E da lì partire.
Faccio questo lavoro, e lo faccio soprattutto con le donne, perché mi si spezza il cuore vedere le donne dedicarsi in maniera insana al lavoro, facendosi triturare da una macchina che poi le lascia a secco alla prima occasione.
Può essere diverso da così!

Tutto questo discorso mi ha fatto venire la curiosità di sapere come te le passi tu che mi leggi, e anzi: innanzitutto grazie per essere qui. Doppiamente grazie se vorrai regalarmi 5 minuti del tuo tempo per rispondere ad alcune domande che trovi qui, sarebbe molto utile per me.

Tornando alla mia full immersion sul lavoro: sicuramente la situazione generale non è rosea, e ci sono cose che non possiamo cambiare, non da soli, e non in poco tempo (la situazione internazionale, le norme sul lavoro, l'organizzazione aziendale...); ci sono però cose più piccole, ma che ci riguardano più da vicino, su cui invece ognuno di noi può intervenire, per provare a cambiare qualcosa della sua specifica situazione.
Come forse avrai sentito dire non possiamo cambiare gli altri, ma possiamo cambiare il modo in cui ci comportiamo, che provocherà una reazione diversa da parte di chi ci circonda.
E' un rischio? Certo, sempre. Ma quanto è rischioso rimanere immobili e subire quel che accade?
Sento tanta paura a correre il rischio di cambiare: siamo in una fase in cui la maggior parte delle persone preferisce stare immobile, ferma dov'è, perché la prospettiva di un cambiamento viene vista come nefasta: il cambiamento è verso il buio, verso la tragedia. Il cambiamento viene pensato come uno stravolgimento che farà finire sotto un ponte, il cambiamento è qualcosa di enorme, che non posso permettermi.
Ma non è detto che sia così! Il cambiamento può essere anche verso la luce, verso qualcosa di migliore, ed essere piccolo piccolo, quanto basta per stare meglio.
Abbiamo come sempre il 50% delle possibilità, e poi non è tutto davvero bianco/nero, ci sono mille sfumature in mezzo!
E tanto dipende da come ci muoviamo nel cambiamento: si può essere drastici e per esempio licenziarsi, ma si può anche fare qualche piccolo, minuscolo passo e spostare i pezzi del nostro puzzle per provare a stare meglio.
L'immobilismo, una delle reazioni più ancestrali dell'essere umano di fronte al pericolo (o presunto tale), non ci aiuta in nessun modo. Ci lascia dove siamo.

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Lavoriamo insieme in gruppo? Ché si sa, mal comune, mezzo gaudio... e l’unione fa la forza!
Non ne posso più!!! è il percorso di gruppo pensato per chi in questo momento è infelice, insoddisfatto, frustrato del lavoro che sta facendo e teme non ci sia una via d'uscita. Una via d'uscita c'è, sempre, ma non è mai una passeggiata, piuttosto una lunga salita con anche qualche caduta, qualche ginocchio sbucciato e magari con poca acqua... ma poi si arriva e il panorama è magnifico!
Lavorare in gruppo su un tema comune ha degli indubbi vantaggi: ascoltare le storie di altre persone aiuta a sentirsi meno sol@ e meno sfigat@, a capire che sono più le cose che ci accomunano che quelle che ci dividono, che una parola da chi ci è già passato può fare davvero tanto.
So che qui ci sono un sacco di persone introverse che storceranno il naso all'idea di un lavoro in gruppo, ma ti assicuro - da vera introversa - che possiamo farcela, e che i benefici sono molto più della fatica a parlare con persone sconosciute :-)

Non ne posso più!!! funziona così:
  • 6 incontri online di 1h
  • 2 incontri al mese
  • si parte martedì 5 novembre alle 1830
Il prezzo è di 300 euro ma se rispondi alle domande riguardanti come va il tuo lavoro ti faccio un po' di sconto :-)

Calendario incontri:
5 e 19 novembre, 1830
3 e 17 dicembre, 1830
14 e 28 gennaio, 1830

Cosa accade qui

Siamo finalmente ad Halloween, alla fine del ciclo secondo alcune credenze nordeuropee: la fine della ruota dell'anno, la terra che si riposa, entra nella fase di letargo (e alcuni di noi anche); la discesa agli Inferi di Persefone e i festeggiamenti per Samhain, la festa celtica da cui deriva appunto Halloween. E' il momento in cui il mondo di sopra (quello dei vivi) e quello di sotto (quello dei morti) sono più vicini - come racconta anche la tradizione messicana del Dia del los muertos.
Tutto questo per dirti che è una momento di passaggio... e di cambiamento... ed è il momento giusto per intraprendere percorsi nuovi.
Tu pensaci!

A presto,
Lavinia
PS: Ti ricordo il percorso di gruppo Non ne posso più!!! per uscire dal tunnel del lavoro e trovare finalmente soddisfazione e serenità.
ISCRIVITI QUI!
_lavinia basso

Chi sono

Sono una Job coach e una Life coach: il mio lavoro è aiutare le persone a essere soddisfatte e felici di quello che fanno e di quello che sono, aiutandole a trovare una nuova strada, sul lavoro e nella vita. Che tu sia dipendente o in proprio, il lavoro è senz'altro tanta parte della tua vita (come della mia!) e la strada giusta c’è, per ognuno di noi.
A volte però abbiamo bisogno di qualcuno accanto che faccia il tifo per noi, ci aiuti nella ricerca, ci dica come fare per trovarla: quella sono io.
Se vuoi vedere come puoi lavorare con me, puoi dare un'occhiata qui.
Sono sorridente, di poche parole ma sono molto brava ad ascoltare perché sono un’introversa.

Hai già ascoltato il mio PODCAST Ipotesi di lavoro?

Lo trovi su Spotify e anche su Apple Podcast: parlo di lavoro e del suo senso, del suo significato, di come possiamo fare in modo che sia quantomeno accettabile, di cambi di lavoro e di molto altro - sempre legato al lavoro, dipendente o in proprio.
7 episodi, ma sto registrandone altri!
Fammi sapere cosa ne pensi mettendomi delle stelline, o scrivendomi a lavinia@laviniabasso.it. Grazie mille!