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Riflessioni sulla quarantena


La niuzletter degli introversi 31 marzo 2020, n. 20

Ciao, e bentrovat*
spero innanzitutto tu stia bene.
Io bene, anche se questi giorni di scarsa o nulla socialità sono stati (e sono) veramente duri.
All'inizio ci ho scherzato, ho anche trovato delle vignette divertenti che dicevano cose tipo 'non ho mai aspettato altro (da introverso!)', ma la verità è che adesso comincia a pesare. Ho riletto la NL sul lavoro che ho inviato solo due settimane fa, e mi sembra impossibile averla scritta con quei toni, ancora così 'leggeri' tutto sommato, fiduciosi.

La poca o nulla socialità unita alla quasi totale chiusura in casa cominciano a farsi sentire. Ho la fortuna, enorme in questo momento (ma anche sempre) di aver un piccolo giardino dove uscire tutte le volte che voglio, e anche un cane da portare fuori: non ne sono mai stata così felice! Perché un conto è scegliere di stare da soli, o calibrare liberamente la propria socialità per non farsi esaurire, altro è essere 'obbligati' a non vedere nessuno, a non incontrare e abbracciare e baciare le persone a cui vuoi bene (se ti va di farlo), a non avere rapporti dal vivo con le persone - per me fondamentali e che mi danno molto di più che quelli mediati dai vari device. E' pesante, non posso nasconderlo.

E di converso essere 'obbligata' a una vicinanza continua, h24, con la mia famiglia (che adoro eh?), ma h24 è stato, soprattutto all'inizio quando per un po' ha regnato il caos, veramente pesante. Ora ci siamo organizzati e riusciamo ad avere momenti di solitudine, io lavoro in una stanza, mio marito in un altra, le figlie nella loro, le interruzioni si sono di molto ridotte, e va molto meglio.

Resta una certa inquietudine di fondo, una riduzione sensibile della mia capacità di concentrazione (dovuta a loro ma soprattutto alla situazione che stiamo vivendo) che quindi limito a intervalli di 30/40 minuti. Poi mi fermo, mi alzo, faccio un giro (in cucina eh? o nel mio microgiardino), faccio altro, faccio yoga... e poi torno a lavorare.

Ho scritto in questo post alcune delle cose che faccio per 'tenere i piedi per terra' e non farmi travolgere dalle notizie, che hanno un effetto devastante su di me (su molti di noi, temo), mi fanno salire l'ansia. Le ascolto solo verso fine giornata e solo le fonti che ritengo affidabili. Il resto passo, grazie.
Resta un umore altalenante che non mi abbandona mai, e il cervello che si arrovella attorno alla domanda: cosa posso fare? Come posso essere d'aiuto, da qui, dalla mia scrivania? E dopo aver scartato tutta una serie di cose che non posso oggettivamente fare, mi sono detta che posso continuare a fare (anche se solo online) la cosa principale che faccio sempre: ascoltare, essere di conforto e di confronto, mettermi a disposizione.

Cosa significa in sostanza?
Significa che puoi rispondere a questa mail e scrivermi come ti senti, o chiedermi di sentirci in una videochiamata, puoi chiedermi un mano per un certo problema, ma puoi anche solo scrivermi come sono le tue giornate, cosa stai leggendo, cosa stai facendo, che serie tv stai guardando, sei hai paura, e sì come cerchi di tenerla a bada.
Sentiamoci.
Passerà questo momento, ne sono certa, ma è dura.
Passerà ma dobbiamo impiegare questo tempo per progettare, per pensare al dopo, per decidere anche che la nostra vita è troppo importante per sacrificarla a un lavoro, a una relazione, ad altro che non ci dà quello che desideriamo. Allora non sarà tempo sprecato.
David Grossman, il famoso scrittore israeliano, ha scritto in un articolo nei giorni scorsi:
"Ma quando l’epidemia finirà, non è da escludere che ci sia chi non vorrà tornare alla sua vita precedente. Chi, potendo, lascerà un posto di lavoro che per anni lo ha soffocato e oppresso. Chi deciderà di abbandonare la famiglia, di dire addio al coniuge, o al partner. Di mettere al mondo un figlio, o di non volere figli. Di fare coming out. Ci sarà chi comincerà a credere in Dio e chi smetterà di credere in lui. La presa di coscienza della fragilità e della caducità della vita spronerà uomini e donne a fissare nuove priorità."
Io lo spero proprio.
Passerà ma dobbiamo continuare a coltivare le nostre relazioni, anche noi introversi: io mi sono ripromessa di telefonare a un'amica/o al giorno, non sempre ci riesco (non sempre ne ho voglia), ma ci provo e mi sforzo perché mi fa stare bene.
Quindi te lo ripeto: scrivimi senza remore, sentiamoci, conosciamoci, facciamo due chiacchiere, ok?

Marzo

C'è stato il mio compleanno e il mio anniversario di matrimonio, in quarantena.
No comment.

Una canzone

Have you ever seen the rain



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_lavinia basso
Sono Lavinia e sono una coach.
Parlo di introversi perché sono un'introversa non perché abbia particolari conoscenze sul tema salvo quelle che mi sono fatta fin qui, vivendo, leggendo, studiando in autonomia.
Parlo di introversi e introversione perchè non ho trovato nulla, in italiano, sul tema, salvo un libretto di uno psicoterapeuta che non mi è molto piaciuto (perché trattava l'introversione come un qualcosa di cui 'liberarsi', da 'superare' per poter vivere una vita felice) e un altro libro scritto da un coach (Introversi è meglio, di Marco Bonora), simpatico ma diverso da me.
Allora un giorno ho deciso che potevo provare a parlarne io, alla mia maniera e partendo dalla mia esperienza personale, da quello che ho studiato, e dalla mia frequentazione con tanti introversi, clienti compresi.
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