Secondo alcuni studi pubblicati negli Usa vi è un atto un fenomeno insolito e interessante: un deciso aumento del numero delle persone che scelgono di dimettersi per non tornare a una dimensione lavorativa pre-Covid che non riescono più a tollerare, soprattutto dopo aver provato le “gioie” (non sempre) dello smart working: la chiamano the Great Resignation.
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Da quando ho cominciato a occuparmi di coaching, oramai più di 5 anni fa, e a lavorare come coach il mercato è molto cambiato: ci sono molti più coach, l’offerta è varia e variegata, ma ancora spesso le persone si e mi chiedono cosa si fa durante un percorso di coaching e come posso aiutarle a superare la difficoltà per la quale si rivolgono a me. Ossia come faccio quello che faccio.

La parola multipotenziale è diventata molto di moda dopo che Emily Wapnick ne ha parlato nel suo Ted Talk, e identifica quelle persone che non hanno una sola vocazione nella vita, ma molte, e magari vogliono diventare esperti in un campo del sapere, ma poi vogliono passare oltre, spaziare, esplorare altri interessi. Ma c’è anche l’altro lato della medaglia, ossia non perdersi dentro questa esplorazione… come fare? E cosa distingue un multipotenziale (o anima rinascimentale, o scanner) da chi ha solo un po’ le idee confuse o è indeciso sulla strada da intraprendere?

“Mi sento in trappola” è una frase che ricorre spesso nelle chiacchierate con i miei clienti: sono in tanti a sentire di stare vivendo una situazione, lavorativa molto spesso, talvolta anche personale, che è diventata intollerabile. e che al tempo stesso non sappiano da che parte sbattere la testa per venirne fuori.

Ancora troppo spesso vedo cv e profili Linkedin senza una presentazione, un breve testo in cui raccontare chi sei e cosa ti muove, cosa ti ispira, dove sei stato e verso dove ti vuoi muovere. Di solito si aprono subito un elenco di ciò che si è fatto e di cosa si è studiato, dando per scontato che chi legga sia interessato principalmente a questo, il che può essere vero, ma è altrettanto vero che se le prime righe che leggo mi annoiano a morte, difficilmente vado oltre. Se nemmeno tu hai una presentazione, ecco alcuni consigli su come rimediare (ossia: la risposta alla domanda “cosa ci scrivo in questa presentazione???”).