L’uso che facciamo della tecnologia è tale per cui ci lascia senza del “vero” tempo solitario. Anche quando siamo/stiamo da soli non stiamo davvero trascorrendo del tempo da soli con i nostri pensieri, non se siamo costantemente sintonizzati su altri contenuti: ascoltare un podcast, scrollare i feed dei social, eccetera.

Quando invece ci prendiamo del tempo per la vera solitudine (che, diciamocelo, è un privilegio per molti versi) riusciamo ad essere molto meno toccati dal pensiero degli altri. In breve, dare alla tua mente la possibilità di vagare tra i suoi meandri è un ottimo modo per dare unicità (e originalità) al tuo lavoro. E gestire il nostro uso dei social è un buon modo per farlo.

Che cos’è la solitudine e perché è importante?

Ne ho già scritto in questo post, ma qui oggi mi rifaccio a quanto sostenuto da Cal Newport, professore di  informatica alla Georgetown University, autore di Minimalismo digitale.

Il dizionario Treccani definisce la solitudine come “La condizione, lo stato di chi è solo, come situazione passeggera o duratura”, ma Cal Newport ne fornisce una accezione un po’ diversa che ha notevoli implicazioni nell’attuale economia digitale, e la definisce come

“Uno stato soggettivo in cui la mente è libera dagli input di altre menti.”

Dato che spesso siamo connessi con gli altri 24h/24 e 7/7 con un semplice gesto delle dita o un click del mouse, molti di noi sono raramente – rarissimamente – liberi dagli “input di altre menti”. Anche se non scrivi messaggi forsennatamente o non spendi ore sui social media (la media giornaliera è di più di 2 ore), il facile accesso a podcast, tv e radio finisce per lasciarci davvero pochissimi momenti in cui siamo davvero soli con i nostri pensieri.

Perché è importante invece farlo? Ci sono 3 benefici cruciali che ci arrivano dalla (vera) solitudine:

  • nuove idee
  • comprensione di noi stessi
  • vicinanza agli altri (sembra paradossale ma è vero!)

Essere davvero liberi da tutti gli input esterni ci da spazio e tempo necessari per avere ispirazioni creative, auto riflessione e l’apprezzamento di chi ci sta attorno. Trascorrere del tempo da soli – veramente da soli! – è un atto di estremo self care (cura di sé) e può aiutare a fissare dei confini sani con gli altri. Tutto questo è messo in serio pericolo dagli smartphone che – secondo Newport – ci hanno portato a una condizione di “deprivazione della solitudine”.

Che cos’è la deprivazione della solitudine?

Viene definita come “Uno stato in cui trascorri un tempo che si avvicina allo zero di tempo da solo con i tuoi pensieri, e liber* da input esterni.”

La moderna tecnologia ci da la possibilità di essere continuamente distratti dai nostri pensieri. Le situazione che una volta erano veri momenti di solitudine (fare la fila, lavare i piatti, andare a correre) sono ora occupate dal guardare il telefono (o ascoltare qualcosa sul telefono: audiolibri, musica, podcast). Non siamo più mai veramente soli e ne abbiamo i benefici – e questo ha fatto aumentare considerevolmente alcuni effetti collaterali come ad esempio l’ansia: ciò che in passato era una rarità oggi è la normalità. Gli studenti cresciuti con smartphone e social media soffrono di ansia e disturbi correlati.

Come “riprenderci” un po’ di solitudine

Newport consiglia:

Lasciare il telefono a casa (ogni tanto!)

La verità è che non abbiamo bisogno di portarci dietro il cellulare tutte le volte che usciamo di casa, ma ormai è diventato un riflesso condizionato: se non con me il telefono, mi manca un pezzo – tanto per chiarire il livello della nostra dipendenza e come questo oggetto sia diventato una “prosecuzione” del nostro corpo. Ma chi come me ha vissuto, è cresciuta, senza sa benissimo che si può farne a meno, non è questione di sopravvivenza. Secondo Newport sarebbe utile trascorrere un po’ di tempo ogni giorno lontani dai nostri cellulari. Potrebbe essere quando andiamo a camminare o correre, oppure mentre pranziamo con qualcuno. Se davvero ci fosse, come spesso ci viene replicato, un’emergenza, il telefono sarebbe comunque non lontano o potresti chiederlo in prestito a qualcuno vicino a te. In ogni caso dovremmo anche ricordare che la maggior parte delle emergenze non lo sono davvero.

Fare lunghe passeggiate (senza telefono)

Camminare è una delle migliori fonti di solitudine, ma spesso (sempre) le persone hanno con se oil telefono. Le migliori camminate sono quelle lunghe, perch ci permettono di ampliare il tempo che abbiamo da soli con i nostri pensieri e spesso portano a idee creative e alla risoluzione di problemi. mentre camminiamo possiamo riflettere su vari aspetti della nostra vita e far scendere lo stress che deriva dagli obblighi familiari o lavorativi. Newport lo consiglia, meglio in posti scenografici. Se proprio per ragioni logistiche non puoi farne a meno, mettilo in fondo allo zaino o spegnilo mentre cammini.

“Scrivere lettere a se stessi”

Ossia fare journaling su un quaderno, invece che online o su app dedicate: è un modo molto più potente per raccogliere idee, riflessioni, obiettivi.

Altre idee

  • Togliere le app dei social dal telefono (almeno per un po’)
  • Fare un digital detox di almeno una settimana
  • Ridurre l’ascolto di podcast, la navigazione su internet, l’uso delle mail

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