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Cosa significa per me lavorare in proprio

Come mi ha cambiato lavorare in proprio

Lavoro in proprio, nel senso proprio del termine, da quando faccio la coach, ossia dal 2016. Ma sono sempre stata una freelance e ho raramente lavorato come dipendente. L’esperienza maturata sin qui facendo la coach, tuttavia, è stata decisamente la più formativa sia grazie alla natura del lavoro che svolgo – che è di per sé formativo e di crescita – sia perché effettivamente è stata la prima esperienza da “one (wo)man show”. E ho imparato davvero un sacco di cose.

perfezionismo

Lavoro in proprio e montagne russe

Quando sei all’inizio della tua avventura nel lavoro in proprio, o quando sei in un periodo in cui le cose non vanno come vorresti, uno dei primi pensieri è quasi sicuramente un pensiero tragico, che può andare da “oddio ho sbagliato tutto!” a “nessuno vuole quello che vendo” e anche “quello che faccio non interessa nessuno”, e via così, come se un errore, un momento no (peraltro tutto da verificare che sia a causa tua o del momento o del mercato, o di qualsiasi altra cosa), un passo falso, un corso che non ha venduto eccetera, potesse mettere in discussione tutto dalle fondamenta. E tutto viene anche trasformato in un’accusa nei confronti di noi stesse (attività in cui siamo bravissime!).

Non ne puoi più? Non sei sola…

Non ne puoi più, lo so, come tante delle persone, delle donne, che si rivolgono a me per fare qualcosa al riguardo, perché ok lamentarsi, ma poi ci si tira su le maniche e si prova a fare qualcosa per cambiare le cose. Ecco le risposte che hanno dato alcune donne con cui ho lavorato a 3 domande che ho posto loro. E le tue? Gli somigliano?

Momenti faticosi

Non ne posso più! E quindi?

E’ un tempo, quello in cui viviamo, in cui il lavoro non potrebbe avere maggior discredito: sebbene infatti sia necessario per molti, è diventato un campo minato, un luogo dove esercitare (male) il potere, dove le persone stanno male, dove non conta tanto quello che fai ma molto più quello che mostri di aver fatto (che sia vero o no), dove le persone sfogano le loro frustrazioni extralavorative senza che nessuno dica nulla a riguardo e dove gli ambienti diventano tossici, molto spesso a partire dal vertice.

Momenti faticosi

Momenti faticosi e come affrontarli

Il capitalismo ci vuole individui, soli, isolati. La reazione che dobbiamo mettere in atto è allearci, condividere, coalizzarci, unirci. Ma ne siamo ancora capaci? Alle volte ne dubito parecchio: l’individualismo e il mito dell’eroe o dell’eroina solitaria ci è entrato sottopelle ed è difficile liberarcene, ma vedo anche dei segnali di cambiamento.

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