Donne stufe, stanche di dover rincorrere un’ideale che si allontana sempre più dalla loro realtà, stanche di non sentirsi mai all’altezza di niente, di nessuna situazione. Stanche di non riuscire a fare tutto. Stanche anche di essere sempre insofferenti, insoddisfatte, e desiderose invece di raggiungere degli obiettivi, personali e/o professionali. Cosa manca a queste donne? Apparentemente nulla: sono consapevoli del loro stato e sono determinate a raggiungere i loro obiettivi. Però qualcosa tra la prima e la seconda manca, e spesso questa “cosa” che manca è l’autostima.
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Molto spesso partiamo dal presupposto che la nostra condizione di insoddisfazione/infelicità sia legata al lavoro. Come se il lavoro dovesse essere la nostra fonte di felicità e/o soddisfazione. Ma se ci pensi un momento ti renderai conto che nel corso dei secoli passati questa idea non ci sia mai stata, e il lavoro fosse considerato una necessità – per la sopravvivenza – e una fatica da tollerare nel corso degli ultimi due secoli. Che il lavoro potesse assicurarci la felicità è qualcosa che è arrivato solo in tempi moderni e modernissimi, come favola per… farci lavorare. Perché sappiamo tutte e tutti che, ancora oggi, il lavoro è fatica – anche se fai il lavoro che ami! – ed è anche parecchio necessario per la nostra sopravvivenza.
Tuttavia, le persone che incontro arrivano da me tutte con una questione lavorativa da sottopormi, di cui credono di essere le uniche persone a soffrire o sperimentare, e con un investimento enorme di aspettative sul lavoro: come mai, mi chiedo?

La parola multipotenziale è diventata molto di moda dopo che Emily Wapnick ne ha parlato nel suo Ted Talk, e identifica quelle persone che non hanno una sola vocazione nella vita, ma molte, e magari vogliono diventare esperti in un campo del sapere, ma poi vogliono passare oltre, spaziare, esplorare altri interessi. Ma c’è anche l’altro lato della medaglia, ossia non perdersi dentro questa esplorazione… come fare? E cosa distingue un multipotenziale (o anima rinascimentale, o scanner) da chi ha solo un po’ le idee confuse o è indeciso sulla strada da intraprendere?

Ascoltare chi abbiamo di fronte e ci racconta qualcosa è una capacità in via di estinzione. Ascoltare bene è molto di più che limitarsi a parlare di meno: è un insieme di capacità di domandare e rispondere, mostrare interesse in ciò che l’altro dice piuttosto che prepararsi una risposta, un giudizio, un consiglio. È ascoltare, e niente altro.