Mi ritrovo a farmi questa domanda – cosa fa felice un introversa/o – sempre più spesso negli ultimi tempi, un po’ perché ho sempre saputo che mi piacevano cose diverse da quelle che piacciono agli altri, un po’ perché negli ultimi tempi ne sono sempre più consapevole e tuttavia sento molto forte il desiderio degli altri di capire: capire perché non mi piacciono, non mi divertono, le cose che divertono ‘gli altri’.

E la risposta è semplicemente: perché siamo diversi. Diversi dagli ‘altri’, che sono gli estroversi, ossia quelle persone, assai numerose, la cui vita è proiettata verso l’esterno. Noi, invece, gli introversi, abbiamo una vita orientata verso l’interno, verso la nostra interiorità. È meglio, è peggio? Non lo so, e non mi interessa: non è una competizione, non c’è un giusto e uno sbagliato. Ci sono solo le differenze e i diversi approcci a lavoro, relazioni, vita.

Gli introversi non sono anime strambe, né degli asociali, né dei musoni, sono solo anime diverse. Amano cose diverse, spesso si divertono in modo diverso. Ma diverso da chi, precisamente? Diverso dalla maggioranza degli estroversi che popola il globo, a cui piace chiacchierare, essere in mezzo a tanta gente, avere tanti occhi puntati addosso, essere al centro dell’attenzione. Non sono nemmeno tanto una minoranza, perché si aggirano attorno al 30/40% della popolazione, anche se il dato dipende dalla variabile geografica: a livello globale europei e americani tendono ad essere più estroversi, gli asiatici più introversi.

L’introversione: un problema?

Digitando su Google la parola ‘introversione’, tra le pagine suggerite ci sono ‘introversione che fare’, ‘carattere introverso cosa fare’, ‘essere introversi è un difetto’ e via così. Ecco che in un attimo l’introversione non è più una caratteristica, come i capelli biondi o scuri, ma un problema.

Il discorso mi appassiona moltissimo, in primo luogo perché sono io stessa un’introversa e ho sempre lottato con il fatto di sentirmi quella diversa, e, implicitamente, sbagliata. In questo credo che ci sia anche una declinazione di genere – quello femminile – da tenere presente. Ma di introversi che si sentono inadeguati ce n’è a mazzi, là fuori, uomini e donne, ragazze e ragazzi.

E nessuno di noi è un ‘problema’, nessuno deve sentirsi inadeguato. Ma tanto facile non è, in un mondo di estroversi, o meglio: in un mondo dove viene considerato estremamente necessario per avere successo nella vita essere estroverso.

La verità è che, se sei un introverso, semplicemente ricerchi – e hai bisogno – di cose molto diverse da quelle di cui ha bisogno un estroverso.

Cosa serve a un introverso per stare bene ed essere felice?

Quali sono le cose che ricerca e di cui ha bisogno un introverso? Per prima cosa dobbiamo tenere presente che nemmeno gli introversi sono tutti uguali, così come non lo sono gli estroversi; secondo l’indicatore di Myers&Briggs le persone possono essere classificate in 16 personalità-tipo, 8 estroverse e 8 introverse, quindi non è detto che questi bisogni siano comuni a tutti gli introversi. Ma a molti probabilmente sì.

Ecco la mia lista personale:

  1. conversazioni significative e approfondite: un introverso non sopravvive ad una conversazione basata solo sul cd ‘small talk’ (Come va? Com’è andata oggi? Cosa hai fatto nel weekend? Eh, che brutto tempo in questi giorni…), perché ha bisogno di andare più a fondo. Sarebbe molto più felice se potesse conversare di come ti senti tu e di come si sente lui/lei, di cosa è andato bene e cosa male nella giornata trascorsa, di cosa ti ha fatto ridere (o piangere).
  2. il silenzio: non so quante volte mi è stato detto ‘ma come sei silenziosa! Ma che bambina silenziosa! Ma ce l’hai la lingua??? Ma sei qui o altrove?’ la lingua ce l’ho e la uso per fare le pernacchie a chi mi fa queste domande, e sì, sto in silenzio perché lo preferisco mille volte allo small talk. Ma se apostrofassi tutti quelli che incrocio chiedendogli ‘Ma perché parli così tanto?’ non sarebbe molto carino, no? E allora perché gli altri si permettono continuamente di chiedermi perché sto in silenzio?
  3. la necessità di un tempo di chill out dopo una giornata impegnativa e piena: ffff quanto è vero! Quando, dopo una giornata intensa e piena di persone e di parole, qualcuno mi invita a bere qualcosa mi sento male. Ancora socialità??? Non ce la posso fare, mi devo ricaricare. Un estroverso invece sarebbe felicissimo di farlo, perché si ricarica socializzando. Ottimo: siamo diversi! Tutto qui.
  4. la necessità di stare da soli, a momenti: amo le persone, amo stare con le persone. Non amo stare sempre con le persone. Oltre ad aver bisogno di ricaricarmi in solitudine dopo momenti di socialità, ho bisogno – e mi piace – stare da sola per scrivere, leggere, fare un po’ quello che mi va. Da sola.
  5. il bisogno di pensare prima di parlare: che voi direte: ma perché gli estroversi non pensano prima di parlare? Certo che sì, ma è diverso. Gli introversi hanno bisogno di formulare un pensiero quasi per intero nella loro testa prima di parlare, gli estroversi elaborano mentre parlano. Et voilà, un’altra differenza.
  6. il bisogno di riflettere sulle cose, da soli, e di avere un posto tutto nostro dove farlo: certo, è ‘la stanza tutta per sé’ di Virginia Woolf, chi non la vorrebbe? Purtroppo non tutti ce la possiamo permettere, ma ricreare un ambiente simile nei luoghi che condividiamo può essere già soddisfacente. Oppure trovare dei momenti in cui la casa è tutta per noi.
  7. tempo per pensare prima di dare una risposta: di fronte alle domande non ho quasi mai la risposta pronta. Devo pensarci. Non sono cretina, è solo che ho bisogno di frugare giù a fondo dentro la mia testa per cercare la risposta più adatta alla domanda, a chi me la pone, a come mi sento: mica facile! Perciò abbiate pazienza, e aspettate.
  8. tempo per rallentare e respirare: sempre. Inspira, espira, chiudi gli occhi. Ripeti.
  9. sul lavoro, un luogo dove lavorare a lungo indisturbati: il che significa non in un open space, a meno che non sia molto silenzioso. Il rumore ci impedisce di pensare e di concentrarci. Meglio un ufficio o un posto dove ci siamo solo noi – oppure noi e un altro introverso, così possiamo evitare di parlarci senza problemi!
  10. fare un lavoro di significato: un lavoro (ben) pagato spesso a un introverso non basta. Vuole incidere su una situazione, sulle persone, vuole fare la differenza, dare il suo contributo in modo significativo.

In definitiva agli introversi mi sentirei di dire: state tranquilli, è tutto ok, non c’è niente che non va in voi. Trovate la modalità giusta per voi per fare le cose, non ascoltate ciò che dicono gli altri ma rispettate la vostra vera essenza. E agli estroversi direi: date una chance anche a chi reagisce ed agisce diversamente da voi, poiché la differenza porta sempre un arricchimento.

Se poi volete approfondire l’argomento introversione/estroversione, e magari fare un test per scoprire qual è di preciso il vostro tipo di personalità, vi consiglio personalityhacker.com (in inglese), e 16personalities.com (anche in italiano).

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