L’introversione è, secondo la tipologia di C.G. Jung, la caratteristica che contraddistingue coloro che regolano il loro pensiero e il loro comportamento dirigendo prevalentemente l’interesse verso la propria persona e il proprio mondo interiore” (Enciclopedia Treccani)

Sono un’introversa, e per molto tempo mi sono sentita sbagliata perché non mi piacevano, o non mi divertivano, le cose che divertivano gli altri: le feste, i ritrovi di massa, la confusione, le chiacchiere tanto per chiacchierare. Poi un giorno ho scoperto che non ero sbagliata, ero solo diversa: ero (e sono) introversa. E non è un problema, è semplicemente una caratteristica, come avere i capelli biondi o rossi o castani: tutto sta a saperli trattare, e saper sfruttare questa caratteristica.

Per chi, oltre ad essere introversa/o, è anche donna, questa ‘caratteristica’ crea qualche problema in più: mentre infatti è abbastanza normale e accettato socialmente che l’uomo sia musone e di poche parole, che non ami più di tanto la compagnia (un po’ orso insomma), per le donne è un po’ diverso perché di norma le donne sono cordiali, sorridenti e molto amanti della chiacchiera.

Ebbene: non tutte.
Ecco la prima rivelazione: esistono anche le donne che non amano particolarmente parlare, o non di continuo quantomeno, ma che preferiscono ascoltare. Questo non significa che non hanno niente da dire, o che non sono ‘animali sociali’, o che odiano il mondo; significa solo che hanno un modo diverso di farlo.

In un mondo dominato dal conformismo essere ‘diverso’ è oramai un’onta, e in un mondo dominato da estroversi, caciaroni, compagnoni, chiacchieroni, a cui piace stare in mezzo alla gente – a molta gente – ovviamente l’introverso è il diverso. Il sottoinsieme delle donne introverse, poi, non ne parliamo: una specie a rischio di estinzione. Eppure…

Eppure ci sono, ci siamo, e in un mondo che adora chiacchierare c’è (tanto, tantissimo) bisogno di chi sa fare anche l’attività complementare: ascoltare, un’attività – invece – oramai in largo disuso.
Bene, gli introversi, noi introversi, sappiamo farlo molto bene. È un plus? Probabilmente sì, di questi tempi, ma è anche, semplicemente, una nostra caratteristica, anzi direi proprio: un nostro punto di forza.

Come l’amore per il silenzio, per la solitudine, per la natura, per le attività solitarie o con poche persone, la preferenza verso i rapporti e le conversazioni profonde, le piccole, piccolissime compagnie.

Agli estroversi piacciono altre cose. Bene così.
È che spesso manca consapevolezza, conoscenza. Siccome la maggioranza è di senso opposto, si fa fatica a concepire che ci sia qualcuno che… non ama le feste con 200 persone, le gite in truppa, le cene affollate, la confusione.

Small talk sucks

E poi c’è la conversazione. Con la nota dolente, dolentissima, di quello che gli anglofoni definiscono ‘small talk’, la chiacchiera superficiale sul tempo, il traffico, le beghe quotidiane, in sostanza il nulla. Per noi introversi una vera tortura medievale. Non ci piace, non ci interessa, non ne siamo capaci, se ci proviamo siamo disastrosi; e allora al disastro preferiamo il silenzio.

Questo non significa che ‘non hai niente da dire’ ossia sei privo di cervello, o privo di pensieri, o privo di opinioni.

No.

Sono stata tante volte a feste, o incontri, il cui unico scopo era dividersi in piccoli gruppi a parlare di sport, del tempo, o di dove un’amica comune si era fatta i capelli. Va tutto benissimo eh? Solo, non fa per me. In quei momenti preferisco eclissarmi ad accarezzare il gatto, o il cane, o andare a prendermi qualcosa da bere, o riempire la ciotola delle patatine perché qualsiasi cosa, qualsiasi cosa, per me è meglio di questa attività che mi consuma tutta l’energia.
Abbiamo da dire certamente delle cose, ma per farlo abbiamo bisogno di tranquillità, intimità, pace, ingredienti che non si trovano a disposizione in ogni momento. E quando non sono disponibili noi preferiamo tacere. Quello che ci piace sono le conversazioni profonde con le persone, sapere qualcosa delle loro vite, dei loro sogni, dei loro obiettivi.

Come trattare con un’introversa/o

Una volta appurato che l’introversione femminile esiste (e lotta insieme a noi), alcuni consigli per chi si riconosce nel genere, e alcune dritte su chi ha a che fare con loro.

Per le introverse:
– chiedetevi cosa vi piace e cosa no, cosa desiderate e cosa abborrite: vi servirà come bussola per decidere se accettare o rifiutare alcuni inviti;
– spiegate cosa vi piace e cosa no, a costo di essere pedanti; il rischio, diversamente, è di ritrovarsi in situazioni che non fanno per voi, sentirsi a disagio (a dir poco), voler scappare il prima possibile, e magari diventare incazzose, scontrose, antipatiche per i suddetti motivi
– ritagliatevi degli spazi solo vostri, lo sappiamo bene – noi – quanto ne abbiamo bisogno; ma gli altri no, non lo sanno, semplicemente perché non ne hanno bisogno; spiegate che sono vitali, per la vostra sopravvivenza, quella del vostro rapporto di coppia, quella delle persone che vi stanno attorno per i più svariati motivi (affettivi, lavorativi, ecc ecc)
– coltivate e nutrite il vostro bisogno di silenzio e solitudine, spiegando al mondo che vi circonda che vi sono vitali e che quindi non possono essere messi in discussione;
– coltivate, se è nelle vostre corde, il contatto con la natura: passeggiate nei parchi cittadini e nei boschi appena potete, per riconnettervi con l’universo – soprattutto quello fuori di voi, ma anche quello dentro di voi, che è la vostra (nostra) linfa vitale.

Per chi ha a che fare con noi:
– non mettetevi in testa di farci diventare animali sociali, organizzando o collezionando feste, cene, eventi vari con milioni (!) di persone con cui dover interagire: otterreste l’effetto contrario e il nostro odio eterno;
– non sentitevi minacciati dai nostri momenti di solitudine,  Charles Bukowski diceva “Io non odio le persone, semplicemente mi sento meglio quando non ne ho attorno.”
– non trattateci come cerebrolesi perché ci limitiamo a sorridere e annuire: abbiamo solo bisogno di un po’ di tempo per sentirci a nostro agio
– non pensate che siamo privi di pensieri perché non è vero; siamo piuttosto questa cosa qua:

(immagine tratta da Introvert, dear)

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